Un Viaggio nel Tempo dei Salvataggi: Dal Floppy agli SSD

Ai giorni nostri, salvare i dati è diventato un’operazione così quotidiana e semplice che si realizza con un click o un tocco. Ma non è sempre stato così! L’evoluzione dei dispositivi di storage, cioè di memorizzazione dei dati, è una storia affascinante di progresso tecnologico.

### I Primordi: Floppy Disk

Alzi la mano chi si ricorda dei floppy disk! Nati negli anni ’70, erano dei dischetti di plastica flessibili (da qui il nome “floppy”, che in inglese significa “floscio”) racchiusi in un involucro quadrato di plastica rigida. Potevano contenere una quantità di dati piuttosto limitata, dall’ordine di 80 kilobyte fino a 1.44 megabyte nei modelli più evoluti. Per memorizzare i dati, si servivano di un sistema magnetico: all’interno del disco vi era un materiale sensibile che, attraversando un campo elettromagnetico creato dalla testina di lettura/scrittura del lettore di floppy, poteva essere magnetizzato in un modo per rappresentare un “1” binario, e in un altro per rappresentare uno “0”.

### L’Ascesa dei Dischi Rigidi (HDD)

Poi è arrivata l’era dei dischi rigidi, o Hard Disk Drive (HDD). Introdotti alla fine degli anni ’50, ma diffusi nel mercato di massa soltanto a partire dagli anni ’80, gli HDD hanno rappresentato una svolta. Anch’essi si basano su una tecnologia di registrazione magnetica, ma utilizzano piatti rigidi anziché flessibili, e possono contenere molti più dati: siamo passati da qualche megabyte a terabyte (un terabyte è uguale a mille gigabyte!). In questi dispositivi, i piatti rigidi ruotano ad alta velocità e le testine di lettura/scrittura fluttuano su di essi a una distanza microscopica, leggendo e scrivendo i dati tramite impulsi magnetici.

### CD, DVD e Blu-ray: L’Era Ottica

Nel frattempo, negli anni ’90, è apparso un altro tipo di storage: i dischi ottici. CD, DVD e poi Blu-ray hanno offerto un altro modo di conservare dati, usando la luce laser anziché magnetismo. Un laser incide i dati sul disco sotto forma di “pits” e “lands” (fossette e pianure), che vengono poi letti riflettendo il laser stesso. La differenza di riflessione tra pits e lands permette di leggere i dati. Questo metodo ha offerto maggiore resistenza al degrado magnetico e allo sporco.

### Le Memorie Flash: USB e Carte di Memoria

Entrati in scena più tardi, i dispositivi a memoria flash come le pen drive USB e le schede SD/MicroSD hanno cambiato ancora una volta il gioco. Questi dispositivi, comparsi all’inizio degli anni 2000, non hanno parti mobili e usano le celle di memoria flash per immagazzinare i dati elettricamente. Queste celle non necessitano di energia per mantenere i dati, che sono rappresentati da un insieme di transistori che possono essere messi in uno stato o nell’altro, che corrispondono agli ormai familiari “0” e “1” del linguaggio binario.

### SSD: Velocità e Affidabilità

Da ultimo, sono emersi i Solid State Drive (SSD), che hanno messo in ombra i precedenti HDD per velocità e affidabilità. Anche gli SSD utilizzano la memoria flash, ma sono ottimizzati per l’uso come dispositivi di storage primario in computer e server. Il vantaggio principale degli SSD rispetto agli HDD è l’assenza di parti mobili, il che riduce il rischio di danni fisici e permette accessi ai dati molto più rapidi. Di conseguenza, il sistema operativo e le applicazioni caricate su SSD avviano e si eseguono a velocità fulminee rispetto al tradizionale HDD.

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