Come funziona Twitter?

Twitter è stato uno dei primi e più popolari social network che, con il proprio funzionamento incentrato sul microblogging, ha cambiato per sempre il modo di usare e vivere internet.

A Twitter si devono tante innovazioni, alcune proprie, altre riciclate e portate al successo, come ad esempio gli Hashtag e negli ultimi anni si è imposto sul web come piattaforma libera, almeno sulla carta, una piattaforma in cui è possibile caricare qualsiasi tipo di contenuto, e proprio questa sua peculiarità ha contribuito a rilanciare il colosso tech, portandolo in fine all’attenzione di Elon Musk che nel secondo trimestre del 2022 ha manifestato non poco interesse per la piattaforma, acquisendone diverse azioni fino a diventarne uno degli azionisti di maggioranza.

In questo a guida parleremo di Twitter e delle sue funzioni, cercando di capire come è strutturata la piattaforma e in che modo funziona. Prima di fare ciò però è opportuno chiarire alcuni concetti chiave che ruotano attorno alla piattaforma stessa.

Che cos’è il microblogging?

Twitter è convenzionalmente riconosciuto come un social network, ma per essere più precisi, si tratta di una piattaforma di microblogging, esattamente come facebook o instagram, ovvero una piattaforma in cui l’utente è a tutti gli effetti un blogger che, sulla propria pagina o profilo, è libero di postare i propri contenuti, con un limite massimo di caratteri utilizzabili.

Ciò che distingue una piattaforma di blogging come può essere Tumblr, Blogger o WordPress, è proprio questo limite nei caratteri utilizzabili, limite che, nel caso specifico di Twitter è fissato, per qualsiasi contenuto, a 280 caratteri.

Va detto che inizialmente il limite era di soli 140 caratteri (spazi inclusi), poi raddoppiati a 280.

In questi pochi caratteri gli utenti possono inserire link, hashtag o testo puro, in modo semplice e conciso. Per dirla in breve quindi, Twitter non è una piattaforma in cui è possibile perdersi in lunghi e tortuosi giri di parole. Quando si posta un Tweet è quindi opportuno sapere esattamente cosa si vuole comunicare, o c’è il rischio che quei 280 caratteri, possano stare stretti.

Che cos’è un hashtag?

L’Hashtag è un particolare tipo di tag, di etichetta, molto popolare sui vari social network che è stato inventato, proprio su twitter, non dalla piattaforma ma da un utente, più precisamente Chris Messina, un avvocato di San Francisco che il 23 agosto del 2007 scrisse su twitter “how do you feel about using #(pound) for grups. As in #barcamp[msg]”? Questo particolare post diede i propri effetti qualche mese più tardi quando nell’ottobre dello stesso anno, l’utente Nate Ritter iniziò ad includere nei propri tweet l’hashtag #sandiegofire.

All’epoca l’hashtag non aveva ancora alcuna funzionalità, era semplicemente una parola preceduta da cancelletto, che non permetteva di raggruppare i messaggi, tuttavia, il crescente utilizzo di questa tipologia di etichetta da parte degli utenti spinse la piattaforma a rendere funzionale l’hashtag , così, dal 1 giugno 2009, gli hashtag vennero trasformati in collegamenti ipertestuali in grado di raggruppare concretamente dei contenuti attraverso la generazione di pagine di ricerca che elencavano tutti i contenuti per i quali era stato utilizzato un determinato hashtag.

Il motivo per cui Twitter ha impiegato diversi mesi per rendere gli hashtag dei collegamenti ipertestuali tra i contenuti è legato alla struttura interna di Twitter.

L’intera piattaforma, almeno all’epoca, era scritta, in larga parte, in codice Java e i suoi tweet erano contenuti all’interno di specifici database. Con l’introduzione degli Hashtag come collegamenti ipertestuali, l’intera organizzazione dei database venne stravolta.

Alcune limitazioni per gli utenti Twitter

Forse non tutti sanno che, oltre al numero di caratteri che è possibile utilizzare in un tweet, Twitter dispone di numerose altre limitazioni che riguardano la quantità di tweet che possono essere inviati o di messaggi diretti che possono essere inviati, ma vediamoli nel dettaglio.

Limiti dei tweet

Il primo limite dei tweet è la quantità di caratteri utilizzabile, ovvero 240, ma non è l’unica limitazione per i tweet, come anticipato infatti, la piattaforma limita anche la quantità di tweet che possono essere postati ogni giorno a 2400, il che significa che in media è possibile postare circa 100 tweet all’ora nell’arco di 24 ore.

Come per i tweet, anche i messaggi diretti che un utente può inviare sono limitati. Che Twitter non abbia mai amato la messaggistica privata non è mai stato un segreto e se bene la piattaforma permetta l’invio di DM, twitter stessa ha sempre cercato di limitare il più possibile questa funzione, rendendo ostico inviare DM, trovare la sezione DM, non notificando i nuovi messaggi ricevuti e soprattutto, limitando il numero massimo di messaggi privati che un utente può inviare in una giornata, fissando il limite ad un massimo di 1000 messaggi diretti ogni 24 ore. Questo tuttavia non è mai stato un grande problema per gli utenti che non hanno mai utilizzato Twitter per “chattare”.

Altro limite importante è legato ai follow, per evitare che gli utenti spammino follow e limitare l’attività dei bot per gonfiare i numeri di follower degli utenti, Twitter ha ben pensato di fissare un limite a 400 nuovi follow ogni ora. Il che significa che un utente può seguire al massimo 400 nuovi profili ogni ora. Inutile dire che questa limitazione è puramente meccanica, visto che secondo alcune stime, in media, gli utenti di Twitter tendono a seguire poche centinaia di profili con i propri account.

Tipologie di post possibili su twitter

Come anticipato nel paragrafo sui limiti di Twitter, la piattaforma tende a limitare l’utilizzo di messaggi privati, preferendo invece interazioni pubbliche tra gli utenti, attraverso commenti e menzioni, ovvero due particolari tipologie di post che è possibile pubblicare su Twitter.

un esempio di tweet pubblicato dall’account twitter di twitter su twitter

Di base un post su Twitter è chiamato Tweet, e, come anticipato, può contenere al proprio interno diversi elementi che negli anni sono passati dal testo puro a contenuti più variegati e anche multimediali come immagini, gif, sondaggi e video, oltre ovviamente a vari tag, hashtag e link, il tutto rimanendo all’interno del limite di 280 caratteri.

Quando un utente all’interno del proprio tweet tagga utilizzando il simbolo “@” seguito da un nome utente di un utente iscritto a twitter, effettua una menzione che viene notificata all’utente taggato. Questo permette agli utenti di interagire tra di loro.

Inoltre gli utenti possono relazionarsi con i tweet di altri utenti in tre diversi modi, ovvero lasciando un like (cliccando sul cuore), retweetandolo ovvero condividendolo sul proprio profilo o rispondendo a quel tweet. Rispondere ad un tweet fa si che venga creato una sorta di “albero” al di sotto del tweet.

Va precisato che tutte queste azioni vengono notificate all’utente che ha creato il tweet.

Oltre ai tweet comuni e le risposte tuttavia esiste anche una diversa tipologia di tweet, ovvero i “promoted tweet”, i tweet sponsorizzati, si tratta semplicemente di tweet a pagamento che vengono mostrati ad una più ampia fetta di utenti.

Chi può vedere i miei tweet?

Come detto e ripetuto più volte, twitter è una piattaforma libera, il che significa che di default i suoi tweet sono pubblici, ovvero possono essere visti da chiunque, senza che sia necessario iscriversi alla piattaforma, tuttavia, qualora l’utente decidesse di rendere privato il proprio account, allora i propri tweet verrebbero mostrati solo ed esclusivamente ai propri follower, utenti che hanno scelto di seguire un profilo e che sono stati accettati dal suddetto profilo.

Fatta eccezione per questo caso particolare, la maggior parte dei tweet sono pubblici e vengono mostrati nel feed dei follower di un utente, ma anche nel feed di eventuali hashtag utilizzati.

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