facebook privacy setting

Facebook, la bufala della nuova regola su contenuti e privacy

Con l’inizio del nuovo anno, Facebook Inc ha compiuto l’ultimo passo nella via del rebranding, cambiando, anche in europa, il proprio nome societario da Facebook Ireland Limite, per gli amici, la sede/di europea di Facebook, in Meta Platforms Ireland Limited, comunicando il cambio, a partire dal 5 gennaio 2022, con una notifica a schermo in tutti gli account Facebook, Instagram e Whatsapp, ovvero le piattaforme social controllate da Meta.

Nella notifica Meta comunicava l’aggiornamento dei propri TOS (Terms of service) il cui testo veniva aggiornato con la sostituzione del nominativo Facebook Inc con il nuovo nominativo Meta e questa notizia relativa all’aggiornamento dei TOS della varie piattaforme social, si è tradotto quasi automaticamente nella prima bufala e catena di sant’antonio del 2022.

Insomma, Facebook aggiorna i propri TOS e sul social diventa virale la bufala della nuova regola che consentirebbe a Facebook di vendere i contenuti degli utenti.

La Catena

Come anticipato, al seguito della notifica ricevuta dagli utenti delle varie piattaforme social controllate da Meta, di un aggiornamento dei TOS, ha iniziato a circolare, soprattutto su facebook, una catena di sant’antonio, il cui contenuto è, a grandi linee, il seguente

La nuova regola di facebook che non esiste, è solo una catena di sant'antonio
La nuova regola di facebook che non esiste, è solo una catena di sant’antonio

Domani inizia la nuova regola Facebook/Meta dove le tue foto possono essere usate. Non dimenticate che la scadenza è oggi!!! Può essere usato nei contenziosi contro di te. Tutto ciò che pubblicherai sarà reso pubblico da oggi – compresi i messaggi. Non ti costa niente di più di un semplice copia e incolla. Meglio prevenire in anticipo che intrecci legali e scuse dopo.

“Non autorizzo Facebook / Meta o nessuna delle organizzazioni legate a Facebook/Meta a usare le mie immagini, informazioni, messaggi o post, né in passato né in futuro. Con questo comunicato comunico su Facebook/Meta che è severamente vietato copiare, notificare o intraprendere qualsiasi altra mia azione in base a questo profilo e/o ai suoi contenuti. I contenuti di questo profilo sono informazioni private e riservate. La violazione della privacy può essere punita dalla legge: Facebook/Meta è ora un’istituzione pubblica. “

FATE COPIA/INCOLLA

Nel post si fa riferimento alle nuove regole di Facebook Meta, facendo confusione tra la holding e la piattaforma social controllata dalla holding, elemento in vero trascurabile poiché poco rilevante. Ciò che invece non è trascurabile è il seguito. Ma andiamo con ordine e analizziamo il testo.

Nella catena si dice che a partire da “domani”, facebook/meta diventerà un’istituzione pubblica e che tutto ciò che verrà pubblicato dagli utenti sarà reso pubblico. Non viene però specificata una data vera e propria, ma ipotizziamo che il “domani” si riferisca al 5 o 6 di gennaio, ovvero il giorno seguente la notifica di aggiornamento dei TOS delle varie piattaforme social.

Nella seconda parte della catena invece, ci si rivolge direttamente a Facebook/Meta, o per essere più precisi, all’ufficio legale della multinazionale, comunicando che l’utente “non autorizza Facebook/Meta, ad usare i suoi contenuti presenti, passati e futuri” non specificando però che tipo di utilizzo.

Il tipo di utilizzo dei dati e il tipo di dati, sono un elemento importante che andrebbe definito, ma di questo parleremo nel prossimo paragrafo. In ogni caso, va fatto presente che, negli stessi TOS di Facebook nella sezione dedicata alla gestione Privacy, viene indicato come procedere per limitare l’utilizzo dei dati personali da parte di facebook.

Come e perché facebook utilizza i dati degli utenti?

Per utilizzo dei dati personali si intende un po’ tutto ciò che viene postato su facebook, fatta eccezione per il contenuto dei messaggi inviati via messenger, il contenuto dei messaggi infatti è crittografato, non è quindi accessibile a facebook, inoltre, la diffusione di contenuti inviati via messaggio privato, è vietata per legge.

Tutti gli altri contenuti, al di là delle impostazioni privacy attivate e del pubblico selezionato, vengono analizzate da un’intelligenza artificiale, che utilizza quei dati per presentare agli utenti contenuti che potrebbero interessargli, siano essi organici o a pagamento (vedremo in seguito la differenza). In altri termini, l’utilizzo dei “dati” degli utenti è finalizzato all’esperienza d’uso della piattaforma, e questo utilizzo è dichiarato nelle condizioni d’uso che l’utente ha accettato al momento dell’iscrizione alla piattaforma.

Questo utilizzo dei dati, è affidato totalmente a sistemi automatizzati, che non prevedono alcun intervento umano. In altri termini, vuol dire che non c’è una persona fisica che legge i vostri post e decide cosa mostrarvi in home, ma soprattutto, non comporta la cessione dei vostri contenuti a terze parti.

Ciò non toglie che, un utente esperto, in possesso di determinate abilità, strumenti e competenze, possa in qualche modo, ottenere, dal monitoraggio e dall’analisi dei profili degli utenti, una porzione di quelle informazioni ed ipoteticamente vendere queste informazioni. Tuttavia, questo tipo di utilizzo delle piattaforme social, esterno alla piattaforma, è vietato dagli stessi TOS di facebook, oltre che dalla legge sulla privacy e in caso l’utente venisse scoperto a vendere a terzi i dati ottenuti su facebook, andrebbe in contro a sanzioni legali, oltre che al ban dalla piattaforma.

Per quanto riguarda invece la proprietà intellettuale dei contenuti che vengono caricati sui social, nello specifico su Facebook, nelle proprie condizioni d’uso, la piattaforma riconosce la totale proprietà intellettuale dei contenuti e di conseguenza eventuali responsabilità legali per la violazione della proprietà intellettuale di terzi, a chi pubblica quei contenuti sulla piattaforma. Detto più semplicemente, facebook riconosce oneri e onori di ogni post pubblicato a chi lo pubblica.

Tornando all’utilizzo dei dati, come anticipato, Facebook, ma anche Instagram, utilizzano i dati degli utenti per fornire, come dichiarato nei TOS, una “migliore” esperienza d’uso della piattaforma, ma cosa significa una migliore esperienza d’uso?

Quali dati sono presenti su facebook ?

Cominciamo col dire che, non esiste un elenco completo di elementi presi in esame dalla IA di Facebook, ma conosciamo quelli che sono i dati presenti su facebook, e si dividono in tre categorie, Dati anagrafici, Contenuti e Interazioni.

I dati anagrafici sono tutti i dati strettamente personali che vengono inseriti dall’utente al momento della creazione del profilo e aggiornati in un secondo momento. Abbiamo quindi nome, cognome, data di nascita, religione, orientamento politico e sessuale, ma anche eventuali legami familiari e i dati su residenza, istruzione e lavoro, questi ultimi spesso vengono inseriti o aggiornati in momenti successivo all’iscrizione. 

I Contenuti sono letteralmente i contenuti pubblicati dall’utente, essi possono essere post testuali, stories testuali, immagini, video e link esterni. Insomma, tutto quello che viene caricato e pubblicato dagli utenti è un contenuto, al di la della privacy selezionata è un contenuto.

In fine, ma non meno importante, abbiamo le interazioni. Le interazioni di un utente sono i suoi contatti, le pagine che segue, i gruppi che segue, i like ed i commenti che lascia ai post di altri utenti o pagine, ma anche le condivisioni di post di pagine o altri utenti. Insomma, ogni interazione con contenuti di cui non è l’autore.

L’insieme di queste tre tipologie di dati costituisce, in senso lato, il profilo di un utente, e sulla base di questo profilo la IA di Facebook determinare quali contenuti possono interessare ad un utente e quali no, di conseguenza “migliorare” la sua esperienza d’uso, mostrandogli soprattutto contenuti che ritiene interessanti e utili.

Faccio un esempio pratico. Prendiamo un utente è appassionato di barca a vela, che segue molte pagine di vela e nautica, frequenta numerosi gruppi di velisti ed ha tra i propri contatti molti velisti, ipotizziamo anche che questo utente lasci spesso like e commenti a contenuti riguardanti il mare e la vela e non si interessi di altro.

L’Intelligenza artificiale di Facebook, analizzando il profilo di questo utente, individuerà tra i suoi contatti profili simili al suo e selezionerà pagine seguite da profili simili al suo, procederà poi a mostrargli periodicamente post e aggiornamenti di quei profili e pagine ipotizzando che potrebbero interessare a quell’utente. Diversamente gli mostrerà molto raramente i post e interazioni di un suo contatto appassionato di speleologia che nei weekend va in cerca di funghi tra i boschi poiché quei contenuti, per la IA di facebook, potrebbero interessargli poco, in quanto, le volte che gli sono apparsi in Home, non hanno prodotto nessun tipo di interazione.

Una versione più avanzata di questo tipo di utilizzo dei dati viene effettuata anche e soprattutto per quanto riguarda gli advertising, o più comunemente dette ADS, ovvero le inserzioni pubblicitarie.

Per essere più precisi, facebook dà la possibilità agli inserzionisti (coloro che pubblicano una pubblicità) di scegliere la tipologia di utente, selezionando vari parametri, a cui mostrare le proprie inserzioni.

In questo modo, una compagnia che produce e vende pannolini, potrà mostrare i propri prodotti ai neogenitori, e non ad uno studente universitario single.

Oltre ai dati interni a Facebook, per migliorare l’esperienza di navigazione dell’utente, Facebook (come la maggior parte dei siti internet) utilizza anche i dati di navigazione contenuti nei cookie, ma di questi parleremo in un altro post).

La Bufala della vendita dei contenuti.

Torniamo infine alla catena di sant’antonio citata in apertura.

Da qualche giorno, come accade periodicamente, su Facebook, sta girando una catena di Sant’antonio in cui si invitano gli utenti a copiare e incollare un post sulla propria bacheca con cui si nega a facebook la possibilità di utilizzare i propri dati.

A proposito di quel post, vanno fatte delle precisazioni.

La prima, il suo contenuto è falso come abbiamo ampiamente specificato in questo articolo, facebook, o chiunque altro, legalmente, non può vendere o utilizzare per finalità commerciali i contenuti degli utenti perché la proprietà intellettuale di quei contenuti è riconosciuta a chi ha caricato il contenuto sulla piattaforma e la stessa facebook specifica nelle condizioni d’uso che, caricare un contenuto su Facebook, non costituisce la cessione dei diritti su quel contenuto.

La seconda, il contenuto di quel post è completamente inutile, proprio perché è falsa la premessa.

Se legalmente facebook non può vendere i contenuti (foto, video, testi ecc) allora dire a facebook che non può vendere le tue foto, non fa altro che rimarcare l’ovvio, facebook non può vendere le tue foto, non perché l’utente ha postato un testo in bacheca con cui glielo vieta, non può perché, nelle condizioni d’uso della piattaforma, è la stessa facebook a dire che i contenuti che pubblichi sono di tua proprietà e responsabilità e le condizioni d’uso di facebook sono un contratto legale, giuridico, sottoscritto tra l’utente e la piattaforma.

Va detta anche un’altra cosa, se nelle condizioni d’uso, facebook o qualsiasi altra piattaforma social, avesse detto che l’utente, per poter utilizzare la piattaforma doveva cedere alla piattaforma tutti i diritti sui contenuti che avrebbe caricato, sarebbe stato illegale e la piattaforma sarebbe stata multata e costretta a modificare le proprie condizioni d’uso, perché in violazione delle leggi sul diritto d’autore vigenti in europa cui deve sottostare qualsiasi persona giuridica operi in europa.

Coclusioni

Concludendo quindi, anche quest’anno sta circolando una catena di sant’antonio che non fa altro che condividere una bufala riguardante facebook e l’utilizzo che la piattaforma fa dei dati degli utenti.

Nella catena si fa confusione tra la piattaforma facebook e la holding Meta, proprietaria della piattaforma, e si approfitta di una recente notifica inviata dalla stessa piattaforma in cui si comunicava l’aggiornamento dei termini di servizio, per diffondere allarmismo e far girare un post privo di alcun valore.

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